OUT! - L'ombrello della Bce. Esiste?
L'economista Bini Smaghi attribuisce alla Bce meriti inesistenti.
(#GL) Ci sono tanti modi di screditare l’euro, l’eurozona e il sistema istituzionale che li regge. Uno è quello di attribuirgli meriti che non esistono, lanciando il classico boomerang.
È questa l’etichetta che ci permettiamo di assegnare all’intervento odierno di Lorenzo Bini Smaghi – economista ed ex membro del comitato esecutivo della Bce - sul Foglio di oggi.
Secondo il Nostro, l’incompleto assetto istituzionale dell’eurozona è comunque un ombrello di protezione per i Paesi aderenti, prova ne è il differente tasso di interesse dei titoli decennali di Francia e Regno Unito, segno che «i mercati attribuiscono al debito inglese un rischio sostanzialmente più elevato».
Detta così, sarebbe come dire che la Ferrari è tra le auto più veloci perché è colorata di rosso. Affermazione ovviamente priva di fondamento che potrebbe indurci a terminare qui il nostro commento.
Tuttavia merita seguire il filo del ragionamento perché le contraddizioni abbondano. L’economista fiorentino sostiene che i due Paesi messi a confronto hanno fondamentali di finanza pubblica sostanzialmente molto simili e per diversi aspetti preoccupanti. Ciononostante i rendimenti dei rispettivi titoli decennali mostrano una forbice rilevante a favore della Francia (ieri in chiusura era pari a 135 punti) perché «i mercati finanziari attribuiscono al debito inglese un rischio sostanzialmente più elevato».
Tale differenza nei rendimenti è attribuibile alla differenza nell’inflazione (osservando l’ultima rilevazione di dicembre, 120 punti in più quella complessiva e 190 punti in più quella “di fondo”) e all’aspettativa di deprezzamento della sterlina. E fin qui lo seguiamo e concordiamo. Invece, come un coniglio dal cilindro, ecco che spuntano i meriti della Bce. Che avrebbe il ruolo di tenere basse le aspettative d’inflazione e che gli investitori ritengono pronta a intervenire, se necessario 𑘃«in caso di difficoltà sulla finanza pubblica francese». Da qui la convinzione che esista un ombrello di Francoforte a favore di Parigi (e non solo).
A questo punto, sorgono spontanee diverse domande:
- Allora se ne potrebbe dedurre che, per gli stessi motivi, i mercati ritengono più rischioso il debito degli Stati Uniti (decennale al 4,62%, molto vicino al 4,65% inglese)? Difficile crederci. Non è che, semplicemente, le differenze di inflazione spiegano già abbondantemente le differenze nei tassi nominali, senza bisogno di tirare in ballo ombrelli inesistenti? Anzi, se proprio si volesse chiamare in causa un ombrello, quello della BoE sarebbe molto più efficace di quello della Bce.
- Su quali elementi Bini Smaghi fonda il suo convincimento che la Bce potrebbe intervenire sul debito francese e la BoE, parimenti, non potrebbe intervenire sui titoli inglesi, come peraltro ha fatto in passato con maggiore rapidità e senza i mille vincoli dei Trattati che frenano la Bce?
- Perché non guardare, oltre alla differenza nell’’inflazione, alla differenza nel tasso di crescita dei salari (In Uk quasi il doppio della Francia) o alla disoccupazione (in Francia intorno al 7% e in UK al 4% circa), per ritenere adeguate quelle differenze dei rendimenti, anziché invocare il totem della Bce a cui gli investitori dovrebbero rendere tributo esigendo rendimenti inferiori rispetto a quelli inglesi?
- Davvero Bini Smaghi crede che la Ferrari sia più veloce perché è colorata di rosso?
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it