OUT! n. 23 - 12/07/2024
Su cosa si regge la tenuta dell'economia italiana? | Ai ricchi inglesi e francesi piace l'Italia |
Su cosa si regge la tenuta dell’economia italiana?
(#GL)“It’s the economy, stupid!”. È l’economia che conta. È la frase con cui Bill Clinton nel 1992 fulminò George H.W. Bush nella campagna elettorale per la presidenza Usa.
Mutatis mutandis, è la considerazione che riassume la situazione economica in Italia dettagliatamente documentata nell’ultimo bollettino economico di Bankitalia pubblicato oggi.
Intendiamoci, nulla di particolarmente sfavillante, solo numeri che oscillano tra il discreto e la piena sufficienza. Ma considerando la situazione di Francia e Germania e la crisi dei prezzi energetici attraversata da fine 2021 a metà 2023, è tutto grasso che cola. Il consenso politico ne beneficia inevitabilmente e alle opposizioni non resta altro che arroccarsi in battaglie di retroguardia che interessano giusto qualche radical chic della ZTL.
La crescita del PIL è contenuta ma continua anche nel secondo trimestre, trainata dalla spinta costante della domanda estera, con le importazioni che frenano grazie al calo dei prezzi dei prodotti energetici.
Esaurita la spinta del settore delle costruzioni (effetto Superbonus) e con gli investimenti fissi in frenata per la pausa negli incentivi (transizione 4.0 che sta cedendo il passo alla 5.0), ora tocca ai servizi e al turismo fare da locomotiva. I turisti stranieri sono tornati ad una spesa reale superiore a quella del 2019 (nonostante i prezzi significativamente aumentati). Molto significativa la crescita dei flussi extra UE.
Ma è il mercato del lavoro il vero termometro della situazione. Disoccupazione in calo, occupazione e retribuzioni contrattuali in aumento, mentre l’inflazione è tornata sotto l’1%, stanno restituendo potere d’acquisto alle famiglie. Le imprese, grazie ad un buon andamento della produttività, hanno subito solo un lieve incremento del costo del lavoro per unità di prodotto, restando molto competitive.
Per completare il quadro, abbiamo gli investitori stranieri che corrono ad acquistare in massa titoli pubblici, quasi saturando l’intera offerta netta del Mef. Con il fabbisogno pubblico che, nonostante le compensazioni dei crediti di imposta, resta sullo stesso livello del 2023.
Come detto, nulla di esaltante, ma meglio, molto meglio, del decennio perduto ante lockdown.
Ai ricchi inglesi e francesi piace l’Italia
(#GL) Prepariamoci ad una invasione di “ricconi” inglesi, perché il nostro Paese ha un regime fiscale più conveniente. Sembra uno scherzo, ma invece non lo è perché sul tema è tornato per ben due volte in pochi giorni il quotidiano “Daily Telegraph”.
Si parla di circa 4.000 individui che hanno già fatto le valigie nel 2023, seguiti a ruota da almeno altri 2.200 nel corso di quest’anno. Certo, gli articoli del Telegraph sono evidentemente schierati nel mettere in cattiva luce le presunte politiche fiscali restrittive del governo Labour, soprattutto sulle grandi ricchezze individuali.
Il cui programma è quello di abrogare dei buchi nella normativa che hanno finora consentito di beneficiare ai gestori di fondi di private equity di un significativo risparmio fiscale. Inoltre sarà parzialmente abrogato un regime di favore per i redditi prodotti all’estero.
In confronto, l’Italia viene presentata attraverso le ultime parole di Giorgia Meloni che intende “mettere coloro che creano ricchezza nelle migliori condizioni per produrla […] Più ricchezza viene prodotta, più lo stato può usare la sua parte di quella ricchezza per fornire le soluzioni che i cittadini stanno aspettando […] Lo scopo di un sistema fiscale non è quello di soffocare la società, ma piuttosto di aiutarla a prosperare.”
Parole che fanno il paio con lo speciale regime fiscale per gli stranieri che trasferiscono la residenza fiscale in Italia pagando un'imposta sostitutiva dell'IRPEF sui redditi prodotti all'estero pari a 100mila euro per ciascun anno.
E poi in Italia, Milano in particolare, il cibo non ha confronti in termini di rapporto prezzo/qualità e il fascino delle griffe della moda esercita un’attrazione irresistibile.
Confessiamo che non ci esalta questa aneddotica da bar che ci descrive come Paese che fino a ieri era alla disperazione (sic!) e che oggi sembra diventato un El Dorado che attrae anche le grandi ricchezze individuali dalla Francia. Ma meglio questo che essere la “i” di Pigs.
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it