OUT! n. 34 - 09/09/2024
Tutto e il suo contrario: il report di Draghi in sintesi | La ricetta Draghi sull’energia: pianificazione, regolazione e accentramento
Tutto e il suo contrario: il report di Draghi in sintesi.
(#FD) “Il futuro della competitività europea” è il report presentato da Mario Draghi a Bruxelles. Parla di tutto: dall’energia alle terre rare; dalla digitalizzazione alle industrie energivore; dalle tecnologie pulite all’automobile passando per la difesa, lo spazio, la farmaceutica ed i trasporti. Non c’è nulla di cui Super Mario non si occupi. Bisogna accelerare sull’innovazione ma anche colmare il divario coi nostri concorrenti. Bisogna fare investimenti ma anche rilanciare la competizione. Ed ovviamente rafforzare la governance. Espressione magica che non manca mai. Ma il rapporto Draghi non si caratterizza per il semplice fatto di parlare di tutto. Il punto è che dice tutto. Ma anche il suo contrario. Un po’ come prevedere che le prossime elezioni americane vedranno vincitore Trump oppure la Harris. Insomma, anche riletto fra qualche anno dentro al rapporto si troveranno scenari che si sono concretizzati semplicemente perché esposti in antitesi a ciò che non è si avverato e che viene comunque esposto. Vale a dire il suo contrario. Un esempio di quanto vado scrivendo lo si trova subito nel capitolo dell’energia. Il primo capitolo della parte B del suo rapporto che consta di circa 400 pagine. Mario sostiene che l’energia è fondamentale nel determinare la competitività fra i blocchi in cui il mondo si divide. E l’Europa qui è messa male perché la sua energia costa di più: da tre a cinque volte di più che in USA. In più Draghi sostiene che non tutti in Europa stanno male. C’è chi sta ancora peggio rispetto ad altri. In più il prezzo dell’energia è volatile. Quindi paghiamo l’energia di più e soprattutto questo di più lo paghiamo ad altri che ci forniscono le materie prime con cui produrre energia (carbone, petrolio e gas). A questo si aggiunga che i consumi di energia sono un’irresistibile vacca da mungere. L’Ue nel 2022 ha estratto la bellezza di 200 miliardi di imposte. 160 le hanno pagate i consumatori e 40 le imprese. In Italia senza questi balzelli l’energia costerebbe il 20% in meno. Solo Olanda, Cipro e Polonia ci superano. Ovviamente non manca l’esortazione ad investire sulla decarbonizzazione. Solo così riusciremo a ridurre, ad esempio, l’import di gas naturale da 334 miliardi di metri cubi del 2021 di circa 240 miliardi. Se va bene. 190 se va male. E quindi la decarbonizzazione aumenterà la nostra competitività. Perché così pagheremo di meno l’energia. Giusto? Non proprio. Perché dopo aver detto tutto Draghi passa al suo contrario. Ci vorrà del tempo prima di vedere la bolletta calare. L’Europa deve aumentare il peso delle rinnovabili (dove ricordiamo ci sta dentro l’eolico, il solare, ma anche l’antichissimo idroelettrico e le cosiddette bio masse) dal 46% al 67% quanto a modalità di produzione dell’energia. Ma pur contenendo l’import di gas naturale il prezzo dell’energia continuerà ad essere guidato dal prezzo delle fonti fossili. Quindi scordiamoci l’energia a basso costo. Addirittura, Draghi in una minuscola nota a pie di pagina spiega il rischio che intravede e che qui su OUT il nostro Giraldo ha già più volte spiegato. Il tema della cannibalizzazione del prezzo. Vale a dire il prezzo negativo. Affidandosi alle rinnovabili significa infatti non poter programmare la produzione di energia in base alle necessità ma in funzione dei capricci del sole e del vento. Se non ci sono devi bruciare il fossile. Se invece ce ne sono troppi abbiamo più energia di quella che serve ed i produttori devono darla via gratis o pagare per darla via. Tanto il loro prezzo sarà comunque remunerativo perché guidato dai fossili. E Mario riconosce ovviamente che questo può essere un ostacolo allo sviluppo dell’energia rinnovabile. E ovviamente parte la litania sullo sviluppo di soluzioni per immagazzinare questa energia. Ecco tutto, il suo contrario ed il contrario del contrario. Grande Mario!
La ricetta Draghi sull’energia: pianificazione, regolazione e accentramento
(#SG) Il rapporto di Mario Draghi sulla competitività dell’Unione europea si segnala per quattro elementi di base, almeno per quanto ho potuto leggere sulla parte relativa all’energia.
Il primo: sono necessari molti piani. Un piano per l’automobile, un piano per staccarsi dai mercati spot del gas, un piano per limitare i comportamenti speculativi, un piano per le materie prime critiche, uno per le clean technologies, eccetera. Secondo elemento: per recuperare competitività serve una regolazione maggiore, con più dettaglio e più estesa: occorre staccare il mercato del gas dai mercati a breve termine, bisogna fare contratti a lungo termine e a prezzo fisso (sic), diversificare le fonti, fare i PPA per l’elettrico rinnovabile, impedire comportamenti speculativi (sic), eccetera.
Terzo elemento: serve maggiore coordinamento, ovvero una centralizzazione maggiore. Serve l’Unione dell’energia, ovvero una regolazione unica sovranazionale che guardi al sistema europeo complessivo. Il che sarebbe anche una cosa giusta, dal punto di vista del sistema elettrico e gas, se non fosse che dal punto di vista politico sarebbe l’ennesimo travaso di libertà. Soprattutto, è proprio strano che questa esigenza venga fuori ora che fa comodo alla Germania condividere i rischi (suoi), mentre sinora si è abbondantemente fatta gli affari propri.
Il quarto elemento sono le omissioni. Manca la presa d’atto del fatto che le scelte europee sull’energia sono state drammaticamente sbagliate, manca soprattutto di dire che i problemi che Draghi indica sono intrinseci alla stessa costruzione europea. Manca di dire che l’Unione non può risolvere i problemi che essa stessa crea.
In sintesi, il rapporto Draghi sostiene che sia necessario avere più Europa perché quella che c’è non è abbastanza. Sarebbe interessante se si presentasse alle elezioni con questo programma.
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it