OUT! n. 36 - 11/09/2024
Gli immigrati mangiano i cani: parola di Trump!| Derby Trump-Baerbock | I tassi Usa scenderanno e la Bce…
Gli immigrati mangiano i cani: parola di Trump!
(#FD) Il dibattito presidenziale fra Trump ed Harris tenutosi il 10 settembre passerà alla storia per l’uscita dell’ex Presidente sugli immigrati che mangiano gli animali domestici degli americani. In Ohio, a Springfield, gli immigrati «mangiano i cani, vengono qui e mangiano i gatti, gli animali domestici della gente che vive qui. Questo è quello che succede nel nostro Paese, è una vergogna». Kamala si è messa a ridere. Confesso… pure io. La prima cosa che ho pensato è che questo fosse stato uno scivolone comunicativo di cui Trump avrebbe potuto fare a meno. Un analista americano di cose americane con cui stamani ho preso il caffè ha confermato la mia impressione. Kamala “ha vinto nettamente il confronto” anche se non per KO. “Se fosse un incontro pugilistico” gli ho detto “dove i giudici sono cinque quanto avrebbe vinto? Quattro ad uno o tre a due?”. “Quattro a uno” è stata la sua netta risposta. Con il passare delle ore però mi sono messo a ripensare alla cosa vedendo che su questo punto Trump continua ad insistere anche sui social. Autoproducendo addirittura dei meme decisamente bizzarri. Anzi “weird” per dirla alla maniera dei dem. Il più sorprendente è quello del figlio che ripropone un’immagine del padre a cavallo di un gatto gigante color arancione ed in mano un fucile automatico o semiautomatico.
Non sono esperto di armi. “Fermi tutti”, però mi sono detto. Questa uscita di Trump allora è frutto di una strategia calcolata. Magari folle. Forse sgangherata. Ma non è affatto uno scivolone. The Donald questa cosa intende cavalcarla e non mimetizzarla. Il gatto che cavalca ha il colore dei suoi capelli. Dietro i gattini indifesi. Che lui protegge. Siamo proprio alle basi della comunicazione subliminale. Primitivo? Geniale? Boh! In effetti i contendenti che salgono sul palco preparano il duello in ogni minimo particolare. E se Trump ha detto quella cosa, è perché l’ha pensata a fondo. Intanto mi sono reso conto che Springfield è la città dei Simpson. Ma mentre nei cartoni questa era una città immaginaria in uno stato altrettanto immaginario, la Springfield di cui parla Trump esiste ed è in Ohio. Niente a che vedere con quella dei Simpson. Ma tutti la assoceranno a quella e la ricorderanno come tale. Insomma, un altro contatto subliminale su una parola masticata da tutti. Nessun dubbio! Questa battuta lascerà il segno di qui al giorno delle elezioni. Con quali risultati? Ah, saperlo. Chi fa politica professionalmente -anche come consulente e spin doctor -sostiene che l’amore per gli animali è un movente non da poco per spingere l’elettore al voto. A me questa cosa è apparsa sempre fuori logica e ridicola. Ma Berlusconi su questo tema ci ha investito eccome. Ricordate Dudu? E non sarà un caso se Berlusconi ha costruito un impero, vinto svariate coppe dei campioni e costruito il centrodestra in Italia. Io invece niente di tutto questo. Nemmeno da tifoso ho mai visto vincere uno scudetto alla mia squadra del cuore. E passando di palo in frasca, quanto hanno preso in giro Silvio che prometteva le dentiere? Chi votava Silvio non leggeva Scalfari ma guardava Mike. È evidente che questa uscita ha una sua logica. Non so se vincente. Ma ce l’ha eccome. Altro che!
Derby Trump-Baerbock
(#SG) Nel dibattito televisivo della scorsa notte tra Donald Trump e Kamala Harris il candidato repubblicano, per confutare le posizione di Harris che vuole fermare l’uso degli idrocarburi, ha detto: “La Germania ci ha provato e nel giro di un anno è tornata a costruire normali centrali elettriche”.
Non l’avesse mai detto. A stretto giro è arrivata la piccata risposta del ministero degli esteri tedesco, guidato dalla verde Annalena Baerbock: “Che vi piaccia o no: il sistema energetico tedesco è pienamente operativo, con oltre il 50% di fonti rinnovabili. E stiamo chiudendo, non costruendo, centrali a carbone e nucleari. Il carbone sarà fuori dalla rete entro il 2038 al più tardi. PS: Inoltre, non mangiamo cani e gatti”.
Ora, è vero che la chiusura degli impianti a carbone in Germania è prevista (certo, il 2038 è proprio lontanuccio, ma passons), però il Foreign Office di Berlino si dimentica di dire che il governo tedesco ha appena approvato un progetto da 16 miliardi di euro per la costruzione di 4 maxi impianti a gas per circa 10.000 MW di potenza. Un dettaglio, certo. Gli impianti serviranno per dare stabilità alla rete, quando le fonti rinnovabili non producono. L’escamotage tedesco per fare un investimento di questo tipo, chiaramente contrario al tanto declamato Green Deal, è che gli impianti saranno hydrogen-ready, quindi potranno un dì produrre energia elettrica usando l’idrogeno.
Per produrre il quale serve energia elettrica. Eccetera. È nato prima l’uovo o la gallina?
Su cani e gatti, vedi alla voce Dragoni.
I tassi Usa scenderanno ma la Bce potrebbe esitare
(#GL) L’inflazione ad agosto negli Usa resta ferma al 2,5% (+0,2% la variazione su luglio) e ridimensiona di molto le aspettative che il taglio dei tassi atteso a settembre dalla Fed sia pari a 50 punti base. Resta sul tavolo un taglio di 25 punti, ormai ampiamente annunciato.
Infatti l’inflazione “core” (al netto di energia e alimentari freschi) resta sempre su livelli sostenuti (3,2% su agosto 2023) e, anzi, ad agosto ha manifestato anche un rialzo su luglio (+0,3%) superiore alle previsioni degli analisti (+0,2%).
I servizi, tra cui spiccano i costi dei servizi abitativi (+0,5%) e le spese di trasporto (trasporti aerei in particolare), continuano a manifestare una dinamica sostenuta che condiziona l’indice complessivo, nonostante i prezzi dei beni abbiano ormai smesso di aumentare (-0,2% in agosto), perché le imprese Usa preferiscono, o sono costrette, ridurre i profitti, anziché trasmettere a valle gli aumenti dei costi.
Non bisogna però dimenticare che la Fed ha il cosiddetto “doppio mandato”, deve cioè guardare anche al mercato del lavoro e alla massima occupazione. Su questo fronte, i segnali di debolezza non mancano ormai da alcune settimane e, anche se i salari reali (quindi al netto dell’inflazione) continuano a far rilevare una discreta crescita (+1,3% su base annua), si tratta pur sempre di un recupero del potere d’acquisto perso che trova ampio spazio per essere contenuto nei profitti aziendali, senza innescare una spirale prezzi-salari.
In questo scenario, domani la Bce si appresta anch’essa a tagliare i tassi, probabilmente di 25 punti base. Ma la sua situazione è completamente diversa e i pareri sono discordanti, al punto che potrebbero esserci sorprese, non tanto nell’entità del taglio, quanto nella prudenza nell’annuncio delle mosse per il futuro.
Anzitutto la Bce parte da 3,75%, mentre la Fed è attestata a 5,25-5,50% (massimo da 23 anni), cioè circa 3 punti sopra l’attuale livello di inflazione. Invece per la Bce quel margine è pari a un ben più modesto 1,5%, con l’inflazione “core” attestata al 2,8% (quella totale è al 2,2%).
Questi sono i dati di partenza che hanno portato oggi Ignazio Angeloni (già membro della vigilanza in Bce) sul Financial Times a sostenere con fermezza che la Bce non ha affatto spazio per tagliare i tassi, o almeno, non ha tutto lo spazio che hanno gli Usa. Egli ritiene che, in base agli ultimi dati, il processo deflazionistico sia ancora in atto e gli attuali tassi reali servano tutti, per intero.
Nulla di nuovo. Angeloni appartiene alla corrente di pensiero secondo i tassi sono il migliore strumento per “disciplinare” i lavoratori e impedirgli di avere rivendicazioni salariali. Tassi più alti significano meno investimenti (con l’effetto di non far progredire la produttività e frenare anche i consumi) meno domanda, mercato del lavoro meno teso e moderazione salariale. La ricetta “perfetta” che ha portato la Ue e l’eurozona alla stagnazione almeno negli ultimi 10 anni. Christine Lagarde, secondo Angeloni, non deve seguire la Fed nel percorso di riduzione dei tassi e tenere fede all’ortodossia europea. Non sia mai che un’economia appena surriscaldata possa modificare i rapporti di forza nel mercato del lavoro. Per sconfiggere l’inflazione, si ritiene di poter sacrificare la crescita. Ma potrebbe finire con l’inflazione ancora presente e la crescita ormai compromessa. Domani sapremo se la Lagarde avrà seguito i consigli di Angeloni.
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it