OUT! n. 46 - 01/10/2024
Banche e credito: la Germania batte l'Italia e di parecchio | Breton, il ritorno | Tutti a comprare Btp
Banche e credito: Germania batte Italia. E di parecchio!
(#FD) Il sistema bancario tedesco è molto frammentato. Lo scrive domenica scorsa il Sole 24 Ore. Prendendo lo spunto dal possibile matrimonio fra Unicredit e Commerzbank Isabella Bufacchi riporta come lo scorso luglio, il numero delle banche in Germania era pari a 1.324. Molto forte è la presenza degli istituti di credito cooperativo e banche popolari (690), casse di risparmio (352), banche private tra le quali Commerz (239) e banche statali (le cosiddette Landesbanken che sono 6). Spesso non gestite “con criteri di solo profitto”. Detengono circa “due terzi del mercato dei presiti”. Le tre grandi banche tedesche come Deutsche Bank, Commerzbank e HVB “non sono poi così grandi”. Sarebbero pure non efficienti visto che a marzo 2024 il loro rapporto cost/income era del 60% contro una media Ue (del 54,6%). Ma se guardiamo al loro mestiere? Che è soprattutto quello di fare credito? Il nostro sistema bancario si è molto concentrato risultando pari a 428 il numero delle banche presenti sul nostro territorio. Insomma, sarebbero efficienti e questo sarebbe un bene per la nostra economia. Ne siamo sicuri? A fine 2012 le banche tedesche prestavano al settore privato 2.576 miliardi di euro contro i circa 1.743 miliardi dei nostri istituti. I crediti al settore privato in Italia erano cioè pari al 68% dell’ammontare tedesco. Ed oggi? Le banche italiane prestano 1.469 miliardi (-16%) mentre quelle tedesche 3.717 miliardi (+44%). Oggi l’importo complessivo dei crediti erogati alla nostra economia reale è pari al 40% dell’importo prestato dalle banche tedesche. Di cosa ce ne facciamo della profittabilità e dell’efficienza delle nostre banche rispetto alle giurassiche banche teutoniche?
Breton, il ritorno
(#SG) Dopo la precipitosa defenestrazione, l’ex Commissario europeo Thierry Breton torna a farsi sentire con una intervista avvelenata oggi su Le Monde. Frecciatine a Ursula von der Leyen, al PPE e alla Germania futura di Friedrich Merz.
Breton dice che von der Leyen ha voluto un esecutivo più “verticale”, più debole e controllabile da lei. L’allargamento da tre a sei dei vicepresidenti esecutivi indebolisce il loro ruolo, dice Breton, anche quello del suo sostituto Stéphane Séjourné.
Breton lamenta un ridotto peso della Francia, con una parolina di “affetto" anche per l’Italia: “La Francia è ormai relegata allo stesso livello di Italia, Spagna, Polonia, Finlandia o Romania: il suo peso è diluito”.
Breton si dichiara attivista risoluto dell’asse franco-tedesco, che però ora non funziona più: “Quando la Germania va male, dobbiamo stare attenti che tutte le politiche europee non vengano dirottate a suo vantaggio”, dice Breton. Notazione davvero interessante!
In merito al PPE, il francese dice che "la Commissione non deve dimenticare che il 74% degli elettori non ha votato per il PPE. Dobbiamo garantire che mantenga uno spirito transpartitico e che serva l’interesse generale”.
Inoltre, Breton teme che Friedrich Merz, il leader tedesco della CDU, in caso di vittoria alle elezioni in Germania "utilizzerà tutte le leve possibili per far uscire la Germania dal solco, comprese le politiche europee. Potrà contare anche sulle sue truppe al Parlamento europeo, che costituiscono la prima delegazione del PPE”.
Infine Breton si dice convinto che l’unico modo per uscire dalla crisi sia investire:
“L’unica via d’uscita per gli europei è investire in modo massiccio. Ciò non è possibile, afferma Mario Draghi, senza finanziamenti pubblici che forniscano leva ed evitino la frammentazione del mercato interno. Quando ha presentato la sua relazione, Ursula von der Leyen è sembrata chiudere la porta a un nuovo prestito congiunto dei Ventisette. Dovremo convincere i tedeschi. È esistenziale per l’Europa”.
Convincere i tedeschi. Che sarà mai.
Tutti a comprare Btp
(#GL) Come prevedibile e annunciato nell’edizione di ieri di questa newsletter, è bastato lo scontato annuncio del dato relativo all’inflazione dell’intera eurozona (1,8% settembre 2024 su settembre 2023) per dare il definitivo scossone alle aspettative degli investitori sulla velocità e la misura dei prossimi tagli dei tassi da parte della Bce.
Ormai è diffusa la convinzione che tutte le prossime riunioni fino a dicembre saranno l’occasione per una riduzione di almeno 25 punti base, fino a raggiungere al marzo un livello del tasso guida sui depositi, dall’attuale 3,50% al 2,50%.
Sui mercati la convinzione è che la Bce anziché guidare debba essere guidata e allora oggi si è assistito a un “rompete le righe”. Il rendimento del Btp decennale è sceso al 3,35%. Un livello che non si vedeva dall’agosto 2022, prima del ciclo di risalita dei tassi esauritosi per la Bce soltanto nel settembre 2023.
Spread Btp-Bund ormai ai minimi intorno a 130 e, soprattutto, spread Btp-Oat francese anch’esso ai minimi intorno a 54.
Netto anche l’indebolimento del cambio Euro/dollaro, tornato di poco oltre 1,10, quando nei giorni precedenti era arrivato a sfiorare 1,12.
In tutto questo, l’inflazione nei 20 Paesi dell’eurozona spazia dal 4,5% del Belgio allo 0,8% dell’Italia, con Germania e Francia in mezzo rispettivamente al 1,8% e 1,5%.
Può un’unica banca centrale governare la politica monetaria di Paesi così disomogenei e divergenti?
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it