OUT! n. 50 - 07/10/2024
| Il trattato di Schrödinger | La Germania a marcia indietro e Gentiloni contento |
Il trattato di Schrödinger
(#SG) Curioso silenzio delle corazzate italiane dell’informazione sulla decisione del governo tedesco di imporre controlli alle frontiere, sospendendo l’applicazione del trattato di Schengen. Uno dei pilastri (o dei feticci) dell’Unione europea, la libera circolazione delle persone, viene preso a picconate dal maggiore Stato membro nel silenzio generalizzato. Possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo se fosse stato un altro governo a prendere questa decisione.
Il blocco non è totale e i controlli per ora non stanno causando grossi disagi, ma è proprio questo il punto. Il trattato viene osservato, oppure no, a piacere, in gradi diversi e in momenti diversi.
Come il gatto del fisico austriaco, il trattato di Schengen è vivo ma è anche morto. Non ci sono procedure di infrazione e neppure indagini sulle motivazioni e le modalità con cui il trattato viene sospeso o “interpretato” alla bisogna. Però intanto i controlli alla frontiera si fanno e Bruxelles fa finta di non vedere. Sulle politiche migratorie l’Europa e la Germania, in particolare, hanno la coda di paglia. Ora che il problema tocca da vicino Berlino, con terrorismo, fattacci di cronaca ed eclatanti reazioni elettorali, ecco che l’accoglienza deve essere “interpretata”.
Ma se uno dei pilastri dell’Unione è interpretabile, allora è in discussione. E se è in discussione, allora si può discutere anche di altro. Per questo il trattato di Schrödinger resta un argomento tabù.
La Germania a marcia indietro e Gentiloni contento
(GL) Non passa giorno senza che dalla Germania non arrivino dati che certificano il rallentamento o, peggio, l’arretramento dell’economia tedesca.
Oggi è toccato agli ordini per l’industria che, ad agosto, hanno fatto segnare un significativo calo del 5,8% rispetto a luglio. Dopo due incrementi consecutivi, si registra il calo più consistente da gennaio, ben peggiore rispetto alle previsioni degli analisti.
Questo significa una pesante ipoteca sui dati della crescita 2024 che il Cancelliere Olaf Scholz si appresta a comunicare mercoledì, per i quali il consenso si è ormai attestato su un dato di lieve contrazione (-0,2%) che fa a far compagnia ad analogo dato registrato nel 2023 (-0,3%).
Ma il dato sugli ordini, proprio per la sua natura, significa ulteriore debolezza anche in prospettiva. Al punto che la Bundesbank dà ormai per scontato che anche il terzo trimestre si chiuderà con un calo del Pil, dopo il dato ugualmente negativo del trimestre precedente.
Questo dato - seppur molto volatile e successivo a due mesi di incremento – va affiancato agli ultimi recenti dati sull’economia di Berlino (indice Ifo sulle aspettative al minimo da febbraio e indice PMI in area contrazione) e rende ormai conclamata la “questione tedesca”.
A questo punto, le probabilità che la Bce tagli ancora i tassi il prossimo 17 ottobre è ormai prossima al 100% e questo ennesimo dato negativo ci dà l’idea dell’incredibile ritardo con cui a Francoforte si stiano muovendo nel taglio dei tassi. Una continua rincorsa, agendo con l’occhio che punta lo specchio retrovisore.
Di fronte a questi ultimi segnali, le parole del Commissario uscente agli affari economici, Paolo Gentiloni, suonano quasi come una beffa. Intervenuto oggi alla riunione dell’Eurogruppo ha dichiarato che, nonostante i segnali di rallentamento, l’obiettivo di crescita del Pil del 2024 (+0,8%) dovrebbe essere più o meno confermato nelle previsioni che la Commissione pubblicherà a metà novembre.
Gentiloni riesce ad accontentarsi di una crescita asfittica, disomogenea, con un’inerzia ormai prossima allo zero, mentre nel frattempo gli Usa viaggiano alla velocità di crociera di un +3%.
Contento lui…
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it