Berlino, autunno caldo.
(#SG) I sindacati tedeschi hanno annunciato che il management della Volkswagen intende chiudere tre stabilimenti in Germania, ridurre le operazioni in tutti gli altri stabilimenti ed eliminare costi per complessivi 4 miliardi all’anno. Secondo i sindacati sarebbero in pericolo almeno 20.000 - 30.000 posti di lavoro in tutti gli stabilimenti. La notizie sui piani dell’azienda si sovrappongono ai negoziati per il rinnovo del contratto collettivo dei dipendenti di Volkswagen, e al rinnovo dei contratti dei metalmeccanici, che in Germania sono circa 3,9 milioni. Sono già minacciati scioperi a partire da novembre.
Il management ha proposto confronti con la concorrenza, mostrando come la Toyota produca due milioni di auto in più di VW con la metà dei dipendenti. VW impiega in Germania 120.000 persone e gli stabilimenti sono 10. Gli impianti più colpiti dalle riduzioni di posti di lavoro sarebbero quelli di Wolfsburg, dove lavorano circa 60.000 persone, e di Kassel, 16.500 dipendenti. Chiusura quasi certa degli impianti di Emden e Zwickau. Di fatto, il piano dei tagli è molto più aggressivo di quanto era trapelato sin qui e anche di quanto i sindacati si aspettassero.
Un autunno conflittuale tra lavoratori e industriali in Germania romperebbe quella pace sociale in vigore da decenni nel paese, e la sensazione è che questa volta sarà difficile trovare una soluzione. Anche perché gli impegni finanziari del governo tedesco per il 2025 sono ancora incerti: mancano ancora 9 miliardi di coperture o tagli alla spesa. Molte imprese pubbliche o para-pubbliche, come le ferrovie, sono in conclamato dissesto e da più parti si invoca un cambio delle regole sul freno al debito.
Alla fine, lo squilibrio generato dal modello export-led tedesco, spinto all’eccesso, sta provocando quel ritorno di fiamma che farà esplodere le contraddizioni interne alla Germania. La repressione della domanda interna, la deflazione salariale, i decenni di sotto-investimenti ora presentano il conto. Una classe dirigente, compresa quella sindacale, sarà messa di fronte alle proprie responsabilità.
A fine novembre uscirà il libro autobiografico di Angela Merkel. Chissà, forse in questi giorni gli editor sono affannati per aggiungere un capitolo in extremis, dal titolo “Io non c’entro”.
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it