OUT! - Trump archivia il Green Deal americano. Sgambetto alla Cina.
La valanga di ordini esecutivi sull'energia mette Bruxelles all'angolo e indispettisce Pechino.
(#SG) La pioggia di ordini esecutivi firmati da Donald Trump appena entrato nello Studio ovale è impressionante, per la nettezza e la radicalità con cui affronta il tema energetico (tra gli altri).
In estrema sintesi: dichiarazione dello stato di emergenza nazionale energetica, con cui si possono prendere provvedimenti urgenti, perché l’energia diventa materia di sicurezza nazionale. Con ordine esecutivo firmato ieri, gli USA sono fuori dagli accordi di Parigi. Stop e revoca di una miriade di Executive Order della precedente amministrazione, con effetti immediati e radicali su politiche green e finanziamenti collegati. Fine delle asimmetrie normative che favoriscono le auto elettriche o sfavoriscono le auto con motore endotermico. Stop all’utilizzo della piattaforma continentale per l’eolico offshore (ma non per E&P petrolifero), stop ai finanziamenti dell’Inflation Reduction Act. Fine del blocco alle autorizzazioni per nuovi impianti GNL. Via libera a ricerca e prospezione mineraria, non solo per Oil&Gas ma anche per minerali critici più l’uranio. C’è ancora molto altro.
Finisce un’epoca, almeno per gli Stati Uniti. Per l’Europa non è dato sapere, al momento. Si registrano gli auguri di buon lavoro da parte di Ursula von der Leyen a Trump su X (dell’odiato Elon Musk), mentre per il 30 gennaio è convocata a Bruxelles la prima riunione di un tavolo “strategico” sul futuro dell’industria automobilistica europea.
Ma è la Cina a manifestare immediatamente disagio:
Tutti credono che la preoccupazione della Cina per il clima sia sincera, al netto del primato di emissioni di CO2 detenuto in solitaria da anni, del record storico di consumo di carbone appena conseguito, degli allegri standard ambientali per l’estrazione di minerali e alcuni altri dettagli.
Tuttavia, è difficile non considerare che la transizione ecologica è un enorme business per Pechino, che ha ricoperto il mondo con i propri pannelli solari, fornisce all’occidente tecnologie e materiali per l’energia eolica, è diventata la n. 1 nel settore industriale dell’auto elettrica, è il maggior produttore di acciaio e controlla direttamente o indirettamente le filiere industriali dei minerali critici in quote che variano dal 50% al 98%. Secondo le previsioni dell’IEA, al 2035 la Cina dovrebbe avere un surplus verso l’estero per le tecnologie green di 340 miliardi di dollari, la metà del quale verso gli USA:
Questo prima di Trump, però. Frenare le ambizioni green del resto del mondo gettando sabbia nel meccanismo mondiale degli accordi di Parigi è funzionale ad un aumento del peso energetico americano, ma anche a limitare l’espansione industriale e commerciale di Pechino. L’assenza degli USA dal meccanismo delle COP annuali che di volta in volta aggiungono nuovi obiettivi alla decarbonizzazione renderà molto difficile fare progressi in questo senso. Così come l’assenza di uno standard mondiale rivitalizzerà alcuni mercati che sembravano destinati a scomparire, frenando al contempo i nuovi mercati green, più costosi e basati su sussidi pubblici.
Rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti è diventata la priorità degli Stati Uniti. Su questo vi è la grande differenza rispetto all’Europa. L’energia ancora adesso, nonostante quanto accaduto negli ultimi cinque anni, in Europa non è considerata una questione di sicurezza nazionale. Dovrebbe esserlo, invece, e non da oggi. Sarebbe stato evidente da subito che il Green Deal europeo viola l’articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che recita:
Nel quadro dell'instaurazione o del funzionamento del mercato interno e tenendo conto dell'esigenza di preservare e migliorare l'ambiente, la politica dell'Unione nel settore dell'energia è intesa, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, a:
a) garantire il funzionamento del mercato dell'energia,
b) garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Unione,
c) promuovere il risparmio energetico, l'efficienza energetica e lo sviluppo di energie nuove e rinnovabili,
d) promuovere l'interconnessione delle reti energetiche.
L’accento è su “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico”, cosa che non è stata fatta, mentre le fonti rinnovabili sono da “promuovere”. Non da imporre come vincolo obbligatorio.
All’Europa tedesca, prigioniera della sua tradizione cameralistica, non piace la deregulation che Trump ha inaugurato. L’ansia regolatoria da Stato ordoliberale non lascerà mai la costruzione europea, giova ripeterlo, perché è connaturata ad essa. Non esiste una riforma dell’Unione europea. In Europa verrebbe regolato anche il “liberi tutti”. Per questo l’Unione va più d’accordo con la Cina ed oggi si trova sempre più stretta tra i due colossi, senza una politica (perché non può averla), senza un’idea (perché non ne ha), senza una leadership (perché non è democratica), senza un piano B (perché è germanocentrica). Buon 2025.
Gli autori
Fabio Dragoni
Bocconiano. Un passato da manager e piccolo imprenditore. Si è occupato per anni di sanità dopo aver lavorato qualche lustro nel mondo delle banche locali. Dal febbraio 2014 non si dà pace. Lotta e scrive di moneta e libertà. Oggi firma de La Verità, Il Timone e CulturaIdentità. Polemico come molti suoi conterranei. Perché come dice Stanis La Rochelle: “i toscani hanno devastato questo Paese”.
Sergio Giraldo
Classe 1969, laurea in Scienze Politiche a Milano. Attivo da trent’anni nel settore dell'energia, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali in diverse aziende, è analista indipendente dei mercati delle commodity, delle politiche europee e del commercio internazionale. Collaboratore assiduo del quotidiano La Verità. Socio di a/simmetrie.
Giuseppe Liturri
Nato a Bari nel 1966. Laurea in Economia Aziendale all'Università Bocconi e trentennale esperienza in finanza e gestione d'impresa. Dal 2018 impegnato in un'intensa attività di divulgazione e commento su temi di economia nazionale e internazionale, con particolare attenzione all'Eurozona. Scrive su La Verità e su Startmag.it